I NEMICI DELLA ROSA IL MOSAICO DELLA ROSA Le malattie da virus della rosa sono assai diffuse ma, fortunatamente, raramente sono letali. Tuttavia, oltre a modificare l'aspetto estetico e decorativo della pianta, e soprattutto del fogliame, sono dannose in quanto ne riducono il vigore vegetativo, la qualità dei fiori e il numero di steli prodotti. La virosi più frequente è quella indicata con il nome generico di "rose mosaic", ossia "mosaico della rosa", ed è causata da virus diversi ad infezione singola o mista. Uno di questi, anzi il più comune e diffuso, soprattutto in Europa, è il virus della maculatura anulare necrotica del genere Prunus (Prunus Necrotic Ringspot Ilarvirus: PNRSV). Chiunque coltivi rose nel proprio giardino avrà certamente notato, almeno una volta, questa malattia, soprattutto in primavera e in autunno. Infatti, nelle coltivazioni all'aperto il mosaico sulle foglie tende a scomparire nei mesi più caldi nei quali la pianta, anche se infetta, mostra l'apparato fogliare completamente integro. I sintomi della virosi I sintomi sono molto vari e consistono, sulle foglie, in mosaico clorotico o giallo, in maculature anulari, quasi degli arabeschi, talvolta della tipica forma detta a "foglia di quercia", in schiarimenti delle nervature, in bandature perinervali e leggera malformazione del lembo. In genere i fiori non mostrano decolorazioni, ma si possono verificare malformazioni, ritardato inizio della fioritura, numero inferiore di steli fiorali, boccioli più piccoli del normale. Le piante infette, inoltre, mostrano un minore vigore vegetativo e una caduta anticipata delle foglie in autunno. A questi sintomi tipici del "mosaico" e strettamente correlati alla presenza di PNRSV, se ne possono aggiungere altri, in funzione di ulteriori virus coinvolti, come consistenza cuoiosa delle foglie, epinastia (la foglia si incurva verso il basso ed il suo apice tocca il picciolo ), necrosi, ecc. Come comportarsi I virus della rosa hanno la caratteristica di provocare sintomi transitori, oppure possono essere latenti in certe cultivar, per cui la semplice ispezione visuale non è affidabile per individuare le piante infette. Questi problemi specifici riguardano soprattutto i produttori di rose che devono perciò rivolgersi ad istituti universitari per le indagini del caso. Chi si accorge, invece, che le proprie rose in giardino o sul terrazzo sono affette da mosaico non deve assolutamente allarmarsi. Fortunatamente i Virus che più comunemente infettano questo arbusto non sono né particolarmente infettivi, né trasmessi attivamente dai rispettivi vettori naturali. La loro diffusione può essere perciò limitata estirpando le piante infette. È poi indispensabile, per i nuovi impianti, ricorrere a materiale vegetale sano, ricordando che PNRSV può infettare facilmente i portinnesti. La trasmissione agamica, infatti, costituisce la via prevalente di diffusione delle virosi della rosa. MALATTIE FUNGINE Le malattie fungine che possono colpire la rosa sono molto numerose; negli ultimi anni, poi, alcune di esse precedentemente considerate di scarsa importanza economica, hanno assunto una diffusione e una rilevanza sempre più significativa a causa, almeno in parte, delle tecniche di moltiplicazione oggi adottate nei vivai per accelerare i tempi di radicazione e innesto, e inoltre, per la scarsità di mezzi di lotta completamente efficaci nei loro confronti. Mal bianco Il mal bianco od oidio è una delle più gravi malattie della rosa coltivata in serra o all'aperto, sia nei climi secchi sia in quelli più umidi. È causato da Sphaeroteca pannosa var. rosae (forma conidica Oidium leucoconium ), fungo che può svilupparsi entro una vasta gamma di temperature su tutte le parti epigee della pianta e, in particolare, sui tessuti più giovani. SINTOMI: gli organi colpiti (foglie, rametti, gemme, giovani germogli, fiori) si ricoprono di efflorescenze polverulente farinose, biancastre, costituite dal micelio del fungo. Le foglie si accartocciano e poi necrotizzano. I boccioli ancora chiusi si ricoprono del feltro biancastro e non si aprono; i fiori già sviluppati e in via di apertura mostrano aree necrotiche bruno-violacee e si disseccano. LOTTA: nessuna delle cultivar di rosa commerciali è immune dagli attacchi di mal bianco; al contrario, molte sono altamente suscettibili. La lotta contro questa malattia deve tenere conto delle esigenze ambientali del patogeno i cui conidi germinano a valori di umidità relativa compresi tra il 23 e il 99% (mentre la presenza di un velo d'acqua risulta negativo allo sviluppo della malattia). La temperatura ideale è compresa tra 18 e 25°C. Tutto ciò si verifica, nelle nostre condizioni climatiche, in primavera-estate. Pertanto, occorre: eliminare le foglie colpite in autunno e potare tutte le parti infette. Tra i fungicidi risultano molto efficaci zolfo, dinocap, pirazophos e benzimidazoli, a cui si aggiungono gli inibitori della biosintesi degli steroli (IBS), quali dodemorf, pencozanolo, fenarimol, ecc. I trattamenti vanno iniziati alla comparsa dei primi sintomi dell'infezione e proseguiti a intervalli di 7 -12 giorni se le condizioni climatiche si mantengono favorevoli alla malattia. (foto 1) Ticchiolatura o Macchia nera Questa malattia, particolarmente grave nelle colture all'aperto, è provocata da Diplocarpon rosae (forma conidica Marssonina rosae). SINTOMI: sulle foglie compaiono numerose macchie di dimensioni variabili da 1-2 mm a 2-3 cm, viola-nerastre, rotondeggianti, con margine irregolare, isolate o confluenti. Le foglie più colpite sono generalmente quelle più giovani che ingialliscono, si accartocciano e cadono prematuramente. Anche sui piccioli fogliari e sui giovani germogli possono comparire aree necrotiche di forma, dimensioni e colori variabili. LOTTA: occorre innanzitutto impiegare materiale di propagazione sano, quindi evitare di bagnare le foglie con l'irrigazione e distruggere in autunno le foglie colpite. Resistenti alla malattia risultano gli ibridi di Rosa rugosa e R. wichuraiana. La lotta chimica si basa sull'uso di benzimidazoli, triforine, clorotalonil, mancozeb o maneb (trattamenti ogni 7 o 15 giorni a seconda della gravità del caso). (foto 2) Ruggine Causata da Phragmidium mucronatum, questa alterazione è comune sulla maggior parte delle specie di rosa presenti in tutte le aree di coltivazione. Si tratta di una ruggine "autoica" in quanto il patogeno svolge tutto il proprio ciclo biologico sulla rosa. SINTOMI: in primavera compaiono delle piccole macchie giallastre sparse sulla pagina superiore delle foglie, in corrispondenza delle quali, su quella inferiore, si notano delle massarelle polverulente arancione. Durante i mesi estivi e autunnali sulle foglie ammalate si evidenziano anche pustole nerastre. Tutte queste intumescenze lasciano fuoriuscire le spore. Nel caso di attacchi gravi le piante subiscono un arresto di sviluppo; perdono le foglie e si disseccano. LOTTA: i rametti infetti, in primavera, devono essere recisi prontamente e distrutti. I trattamenti invernali vanno effettuati con prodotti rameici o con polisolfuri. A partire dalla schiusura dei boccioli fiorali si consigliano somministrazioni di poltiglia bordolese od ossicloruri di rame e ditiocarbammati (questi ultimi utili anche contro la "macchia nera"). Molto efficaci sono i già citati IBS. (foto 3) FITOFAGI Afidi L'afide Macrosiphum rosae è diffuso ovunque ed è comunissimo su tutte le rose, sia coltivate che spontanee. Infesta i germogli, le foglie apicali, i fusti e i boccioli fiorali, sui quali vive sovente in colonie. Sottraendo la linfa dai fasci vascolari, ostacola lo sviluppo della nuova vegetazione, provoca l'avvizzimento dei boccioli fiorali o comunque ne rallenta lo sviluppo, ritardando così la fioritura della pianta. LOTTA: esistono predatori naturali che ne controllano la diffusione, quali adulti e larve di Coleotteri coccinellidi, larve di Ditteri sirfidi, Imenotteri parassiti, ecc. Tuttavia, la loro azione è insufficiente a mantenere questo afide entro livelli di infestazione tollerabili. È quindi necessario effettuare uno o più trattamenti con preparati aficidi: pirimicarb, acefate, piretrine, peritroidi. (foto 4) MALATTIE ABIOTICHE Ricordiamo, infine, che squilibri nutrizionali possono determinare gravi malattie che si ripercuotono sulla crescita e lo sviluppo della pianta. Nei terreni sabbiosi, ad esempio, molto dilavati e con poco humus, è frequente la carenza di azoto: la rosa cresce stentatamente, le foglie sono di ridotte dimensioni e contraddistinte da una clorosi "marginale-centripeta ", in quanto localizzata ai bordi del lembo fogliare. Anche l'etilene in eccesso può provocare danni gravi che si traducono in "epinastia" delle foglie giovani (che si incurvano verso il basso e l'apice si avvicina alla base del lembo) e clorosi di quelle vecchie. Un inquinamento da etilene può verificarsi in ambienti chiusi come ad esempio una serra, ma non dimentichiamo che le stesse piante producono normalmente questo idrocarburo. Può accadere che fatti accidentali come infestazioni di insetti (afidi, tripidi, cicaline, ecc.), temperature eccessivamente elevate, stress idrici, traumi chimici o meccanici, ecc., stimolino da parte dei tessuti vegetali un aumento di produzione di etilene con conseguenti effetti tossici. (foto 5 e 6)