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Nel numero di Gennaio Febbraio, che ho avuto il tempo di leggere solo un paio di giorni fa, ho trovato un articolo ben fatto - e comprensibile anche a noi profani - sull’endoterapia, un nuovo metodo di controllo di alcune avversità che colpiscono gli alberi. A Trieste siamo stati tra i primi ad essere invasi dall’orrida Cameraria orhidella , che ha deturpato i nostri ippocastani, e siamo stati anche tra i primi ad usare l’endoterapia, che effettivamente è molto costosa (tre/quattrocentomila lire ad albero, mi pare).

Vi sottopongo questo articolo sia perché viene trattato questo nuovo metodo di lotta, sia perché uno dei fitofarmaci impiegati è l’imidaclopride, il famoso e chiaccheratissimo Confidor (chiaccheratissimo nei Forum di giardinaggio). Ho pensato che sarebbe stato utile leggere il parere di un esperto qualificato in materia, anche se a dire il vero, un qualche dubbio mi rimane: è nocivo alle api? L’ape non è un insetto fitofago, ma non è neanche un predatore, è un pronubo. Chissà se qualcuno che se ne intende vorrà dissipare ogni nostra incertezza?

Nell’articolo si dice che l’imidaclopride è commercializzato dalla Bayer come ‘Merit Green’, e io aggiungo anche come Confidor e Provado Pin.

E vi lascio alla lettura dell’articolo e di questi due ‘pensierini’ sugli alberi:

“Nel paesaggio intimo e umano gli alberi diventano il maggior elemento singolo che ci collega visivamente ed emotivamente con l’ambiente circostante (...) Non sorprende che quando pensiamo a un giardino pensiamo innanzitutto a un albero...”
T. Church (1902-1978), architetto paesaggista statunitense

“Pianta un albero e se non riesci a immaginare chi un giorno godrà della sua ombra, ricordati che i tuoi antenati hanno piantato per te senza conoscerti”.
J.-J. Rousseau (1712-1778), filosofo e scrittore svizzero

ENDOTERAPIA, NUOVO METODO DI CONTROLLO
di Elio Tiberi
Foto dell’Autore – Disegni di A. Montanari

LA GESTIONE DEL VERDE PUBBLICO URBANO
attualmente è (o dovrebbe essere) improntata a criteri d'intervento che abbiano il minimo impatto ambientale e che rispettino gli equilibri naturali dell'ecosistema. Tuttavia, poiché nell'ultimo mezzo secolo lo sviluppo urbanistico ha condizionato lo stato del verde in città, portando a macroscopici errori d'impianto o trascuratezze grossolane, le condizioni fitosanitarie in cui versa oggi il verde pubblico sono decisamente problematiche.

Per la difesa, in effetti si applicano solo le tecnologie che offrono la massima garanzia di salvaguardia dell'ambiente e di riduzione dei rischi connessi all'impiego di prodotti fitosanitari. Fermo restando che la protezione sanitaria del verde pubblico parte molto più indietro, a livello preventivo, mediante scelte oculate che integrano fra loro diversi fattori quali la progettazione delle aree verdi, la scelta delle specie e il piano complessivo degli interventi manutentivi.

Filare di platani: a sinistra pianta non trattata, a destra pianta trattata con imidaclopryd

Al di là della prevenzione, sta di fatto che i nostri alberi cittadini sono costantemente oggetto di attacchi da parte di svariate avversità, fra le quali rivestono un ruolo importante i fitofagi parassiti, come la tingide del platano, la fillossera del leccio, la metcalfa, gli afidi e, da ultima in ordine di arrivo, la cameraria dell'ippocastano. A tanta maggior ragione è necessario individuare soluzioni tecniche che garantiscano la massima efficacia del fitofarmaco nei confronti del bersaglio e la minima dispersione nell'ambiente del prodotto fitosanitario, così da tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini, nel rispetto delle norme legislative vigenti.

LE TECNICHE
Scartate dunque le tradizionali irrorazioni della chioma, difficilmente praticabili in città oltre che dannose anche per gli insetti utili, la ricerca ha ripreso e rielaborato un metodo di lotta, un tempo difficilmente applicabile ma oggi perfettamente in linea con le nuove esigenze di interventi efficaci e a basso impatto ambientale.

Si tratta dell'endoterapia, una tecnica che consiste nell'iniettare da più punti all'interno del fusto una soluzione calibrata per concentrazione e quantità, in modo che attraverso il flusso linfatico possa raggiungere i rami e le foglie, sulle quali incidono i fitofagi che vengono così colpiti dal prodotto insetticida. I fitofarmaci attualmente registrati per questo uso sono tre: acephate, metomyl e imidaclopryd; mentre l' abamectina non è stata ancora autorizzata. I sistemi adottati in Italia per l'endoterapia sono due: il sistema gravitazionale (o sistema ad assorbimento naturale) e il sistema a pressione.

Esiste invero una terza tecnica, a micropressione, che per il momento viene applicata solo negli Stati Uniti, mentre da noi è ancora in fase sperimentale.

Con il sistema gravitazionale il prodotto fitosanitario viene iniettato nella pianta sfruttando la sua normale capacità assimilatoria, quasi si trattasse di una "fleboclisi". Il fitofarmaco viene immesso in un contenitore asettico collegato a un condotto di uscita, da cui si diramano tre condotti di distribuzione dotati di gocciolatoio. Nella parte terminale vi è un ago monouso di forma tronco-conica. Lungo il perimetro della pianta, ogni 35-40 cm, a un'altezza inferiore a quella a cui si colloca il contenitore del fitofarmaco, vengono effettuati fori inclinati di 45°, del diametro di 1,5-3,5 mm e della profondità di 3-5 cm. Il tempo d'intervento è di 15-20 minuti. L'assorbimento e l' efficacia dipendono dalla specie vegetale, dalla sua fase fenologica e dai fattori climatici esterni.

Il sistema a pressione permette di iniettare il prodotto fitosanitario nella pianta con una certa pressione attiva, cosicché l'assorbimento non viene influenzato da condizioni ambientali o meteorologiche e il tempo impiegato dipende dalle caratteristiche della pianta. L'attrezzatura utilizzata è data da un sistema oleodinamico centrale che si collega agli iniettori terminali (6-7 mm di sezione) inseriti dall'operatore nel fusto attraverso gomme a tenuta di pressione con i relativi raccordi. Il sistema viene fatto funzionare da un motore ausiliario silenziato azionante una pompa idraulica che manda in pressione il circuito. La pressione viene determinata da un regolatore di pressione (al massimo 8 bar). I fori, di circa 0,5 cm, vengono praticati lungo la circonferenza dell' albero, ogni 30-40 cm, a circa un metro d'altezza. Di solito occorrono da uno a cinque minuti per effettuare il trattamento.

A sinistra schema di funzionamento del sistema a pressione, a destra il sistema ad assorbimento naturale

L'applicazione va effettuata di norma nel periodo primaverile, scegliendo il momento in base al fitofago e alla specie vegetale, e comunque il più presto possibile rispetto al periodo estivo per agevolare la cicatrizzazione dei fori praticati nel fusto.

In un paio di giorni il prodotto iniettato viene traslocato in senso acropeto all'interno della pianta ed espleta la propria azione insetticida sui fitofagi ad apparato boccale pungente-succhiatore, provocando massicce morie in caso di infestazioni gravi e applicazioni tardive, mentre l'applicazione precoce porta a una limitata presenza di insetti per tutta la stagione.

IL GIUDIZIO
Si tratta di una tecnica indubbiamente efficace nel controllo dei parassiti, pur tenendo presente che sul risultato influiscono numerosi fattori, quali lo stato sanitario della pianta, che riguarda la velocità di traslocazione e il tempo di cicatrizzazione dei fori, ma anche la professionalità degli operatori, che devono agire traumatizzando il meno possibile la pianta, e poi la disinfezione dei fori e degli attrezzi del sistema per scongiurare l'ingresso di patogeni dalla ferita, e infine la verifica della situazione nel tempo. I lati positivi sono comunque notevoli, a cominciare dal fatto di poter trattare nel momento in cui si è sicuri della massima efficacia d'azione del prodotto. Inoltre, rispetto alle tradizionali distribuzioni per irrorazione, l'efficacia è maggiore, anche perché nell'endoterapia l'antiparassitario non subisce l'azione dilavante degli agenti atmosferici come la pioggia. Non bisogna dimenticare la "plasticità" dei fitofarmaci impiegati, che garantisce la persistenza per tutta la stagione (e talora anche per l'anno successivo, consentendo trattamenti ad anni alterni) e nel contempo la selettività nei confronti degli insetti nocivi. Inoltre, la distribuzione localizzata da un lato permette di ridurre decisamente le dosi d'applicazione, e dall'altro evita la dispersione nell'ambiente, assicurando l'integrità per gli operatori e un minore impatto ambientale. L'unico aspetto negativo è dato dal trauma che la pianta subisce, perché si tratta di un metodo invasivo. Per questo motivo, è necessario perfezionare le tecniche e le attrezzature, in modo da minimizzare l'impatto sul vegetale. Contemporaneamente, la diffusione del sistema e l'incremento del numero degli operatori specializzati favorirà un abbassamento dei costi, oggi piuttosto elevati. In conclusione, le tecniche endoterapiche non solo sono efficaci contro i parassiti, ma soprattutto garantiscono il minor impatto possibile sulla salute dell'uomo e dell'ecosistema in quanto, annullando il rischio di dispersione nell'ambiente, ne riducono praticamente a zero il contatto con l'uomo e con gli animali.

Lesione da cameraria (Cameraria orhidella) su foglia d’ippocastano

LA CAMERARIA
Cameraria ohridella Deschka & Dimic è un Lepidottero originario del lago Ohrid, in Macedonia, dov'è apparso nel 1986, spostandosi poi in Austria (1989) e quindi in Italia (Dobbiaco, 1992). Lo scorso anno ha colpito tutto il Nord Italia fino a Marche e Toscana, attaccando gli ippocastani che, se non trattati, vanno incontro a un progressivo deperimento e a morte. Il parassita trascorre l'inverno sotto forma di crisalide, riparandosi tra le foglie secche cadute a terra. In primavera le femmine depongono le uova fra le due lamine fogliari ove, alla fuoriuscita delle larve, si creano lunghe gallerie disseccanti. In aggiunta, l'attività fitofaga delle larve compromette ulteriormente la capacità fotosintetica della pianta, con caduta anticipata del fogliame durante la stagione estiva. La prevenzione si attua in autunno, raccogliendo ed eliminando le foglie cadute contenenti le crisalidi.

IMIDACLOPRYD
L'imidaclopryd è una molecola già ben nota per i suoi ampi utilizzi in agricoltura, e appartiene alla famiglia chimica delle cloronicotinili, che blocca il sistema nervoso degli insetti. Si caratterizza per l'elevata sistemicità acropeta, tale che, dopo l'assorbimento, viene traslocato nell'albero attraverso lo xilema raggiungendo le foglie presenti e quelle in formazione, dove permane una concentrazione sufficientemente elevata del principio attivo, a protezione completa e duratura della pianta.

Presenta un ottimo profilo ecotossicologico perché, grazie alla sua elevata specificità e al suo caratteristico sito d'azione, non risulta tossico per i mammiferi, mentre è efficace su numerose tipologie d'insetti, quali afidi, aleurodidi, metcalfa, tingidi, microlepidotteri minatori, cicaline. Infine, non incide sugli insetti utili, che sono predatori e non fitofagi.

In Italia, l' imidaclopryd viene commercializzato da Bayer con il nome di Merit Green .

Foglie di platano colpite da tingide (Corythuca ciliata)



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