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Infogardening

CADUTA DEI BOCCIOLI IN UNA GARDENIA

Traduzione di un articolo apparso sul numero di gennaio 2001 de L’Ami des Jardins et de la Maison’

A dire il vero, sono pochi coloro che riescono a farla fiorire in casa. E’ una pianta capricciosa e molto esigente. E’ un affare da orticoltori professionisti, i quali la coltivano in serra, e sanno ritmare le annaffiature, la luce e le temperature che ne assicurano la corretta fioritura. Il trasloco di una gardenia in un gardencenter o nel negozio di un fioraio e poi in un’abitazione segna in generale la fine della fioritura. E spesso un rinvaso, in piena formazione dei bottoni florali, non fa che aggravare le cose...

Perché tutto trae origine da questo. Affinché i fiori si formino e sboccino, la temperatura deve essere tra i 15 e i 18 °C la notte e tra i 20 e i 23 °C di giorno. Le annaffiature (con acqua non calcarea e a temperatura ambiente) devono essere regolari, ma non troppo abbondanti. La luce deve essere generosa ma filtrata e l’umidità è molto importante; le correnti d’aria sono proibite. Chi ha il pollice verde può tentare di acclimatare questa pianta e sperare di vederla rifiorire l’anno seguente. Le gardenie sono un poco come le orchidee: una volta che hanno trovato il posto giusto, non si devono spostare!


GLICINE

Ecco qualche notiziola sul glicine. Effettivamente è consigliabile acquistare il glicine quando è in fioritura, così si è sicuri che fiorirà anche l'anno seguente. Alcuni glicini nati da seme pare non fioriscano mai, ma non so perché. Altri invece non fioriscono perché non sono ancora giunti a maturazione, a volte occorrono degli anni, ma non so con precisione quanti. Di qui il consiglio di cui sopra. In ogni caso una corretta potatura favorisce la fioritura. Di solito si pota alla quinta foglia in agosto, poi si pota nuovamente in febbraio, alla seconda foglia. Le foglie del glicine, anche se più grandi, sono come quelle delle rose, cioè composte da tante foglioline, come anche nella robinia. Come si stabilisce qual è la quinta foglia? Si va a guardare dove s'innesta il ramo flessibile, e dal punto d'innesto di contano cinque foglie, poi si taglia, un centimetro più su o più giù non fa differenza. La stessa cosa si fa in febbraio, solo che si conta solo due volte, poi si taglia. I glicini, se li osservate quando sono in fioritura, anzi, quando stanno per fiorire e si vedono le gemme a fiore (molto più grosse e pelosette delle altre, e di un colore che sta passando al... glicine) allora vedrete che queste gemme si trovano al termine di un ramo legnoso e che l'aspetto è quello di una mano adunca e rattrappita, come quelle che nei film dell'orrore si vedono sbucare dalle tombe (sic). E' là che sbocceranno quei mirabili grappoli, bisogna dunque favorire questa formazione. Per questo prima si taglia alla quinta gemma, poi si lascia che la pianta maturi , poi in febbraio, si induce la pianta, con un'altra potatura, a fiorire.
Wisteria floribunda

Un'altra osservazione da fare è che il glicine fiorisce alla fine della corsa della linfa, cioè fiorisce di più alle estremità di rami che percorrono molti metri, piuttosto che su rami di un metro. Io però, che non mi posso permettere di avere un glicine che mi corre intorno al tetto (perché me lo disferebbe in una stagione), lo tengo potato a palchi, cioè con rami relativamente corti, perciò ho meno fiori del mio vicino, dove il glicine si allunga per tutta la cancellata (beato lui).

Attenzione, il glicine viene anche definito "boa costrictor" da quelli che lo temono, per la forza di stritolamento che può sviluppare, per cui invece che farlo passare attraverso le inferriate, è meglio legarlo ad esse e lasciare che si attorcigli piuttosto su se stesso, e mai in nessun caso deve arrivare alla grondaia, perché in un mese, un mese e mezzo la stacca dal muro (prima s'insinua con uno stelo più sottile di quello di una margherita, dopo un mese e mezzo ha già la dimensione di un dito (e duro per giunta).

Vuole molto sole, è meglio concimarlo subito dopo la fioritura, con un concime a basso tenore di azoto (che favorisce le foglie) e alto di potassio (che favorisce i fiori), altrimenti avrete i fiori nascosti dalle foglie. Acqua soprattutto in primavera, prima della fioritura. Attenti anche a non metterlo troppo vicino a casa, perché, con il tempo, le radici fanno danni (da me hanno danneggiato la scala che porta all'entrata di casa. E' una liana, è così che viene definita botanicamente.


SECCUME DELL'ACERO

Traduzione dal numero di aprile 2001 del “The Garden”

L’Acer palmatum (acero giapponese) e le sue cultivar sono inclini al seccume fogliare. Ciò è in parte dovuto alla loro preferenza per un ambiente ombroso, umido e riparato, qual è il sottobosco, l’habitat naturale della specie.

Il seccume delle foglie comunemente si presenta su esemplari in cui la nuova vegetazione subisce una gelata tardiva o una forte insolazione all’inizio dell’estate. Il vento può aggravare i danni nell’uno come nell’altro caso. Le foglie finemente incise di A. palmatum Dissectum temono i forti venti (Foto n°1). Le bruciature dovute al sole si hanno sulle cultivar variegate o con foglie colorate, in cui la clorofilla (pigmento verde) è carente. Piante indebolite da un impianto inadeguato (per mancanza o di pacciamatura o di concimazioni, o d’acqua, o magari all’opposto per cattivo drenaggio), hanno maggiori probabilità di andare incontro a seccume fogliare. Altre cause possono essere una concimazione troppo precoce o troppo tardiva, o troppo ricca in azoto.

Foto 1: Seccume dell'acero

I danni procurati dal vento consistono in un annerimento e arricciatura del margine fogliare. Quelli procurati dal gelo e da un’eccessiva insolazione spesso interessano l’intera foglia. Se i danni sono estesi, la pianta può arrivare a una caduta di tutte le foglie, quantunque piante sane possano produrne delle altre. I rami più esili possono seccarsi totalmente (Foto n°2), diventando bianchi e fragili. I rametti morti dovrebbe essere eliminati verso la metà dell’inverno o nella tarda estate, non in primavera, quando la potatura induce una fuoriuscita della linfa dalla ferite, che sembra allora che ‘sanguinino’.

Quando si prevedono gelate, le piante in vaso vanno portate al riparo, anche solo temporaneamente. Quelle in piena terra possono essere coperte durante la notte con un doppio strato di tessuto non tessuto appoggiato su un’intelaiatura di canne. Un riparo provvisorio contro il vento è un’altra possibilità. Se una pianta necessita di essere spostata altrove (per esempio perché in un punto troppo esposto alle gelate), l’operazione va effettuata tra ottobre e marzo, quando il terreno non è gelato o bagnato.

Foto 2: Particolare di un ramo totalmente secco



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