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Vivere in comunità

Peter Thompson ha trovato che favorendo la competizione tra le piante, invece che ridurla, i giardinieri possono ottenere un equilibrio che risparmia lavoro ed è in armonia con l'ambiente.

Il mio giardino é grande quasi un acro (mq. 4000 circa). Io mi posso prendere cura al massimo di una superficie così. In verità io non lavoro il mio giardino, perché il compito é affidato alla mia brillante giardiniera neozelandese, Trish Johnson. Io semino, lei fa il resto, e entrambi agiamo in modo da utilizzare le forze naturali, che vorrebbero far ritornare il giardino una foresta spontanea, piuttosto che combatterle.

Questo piccolo acro presenta varietà di situazioni ambientali: lo attraversa un ruscello le cui sponde in un certo punto sono così ripide da rendere necessario l'uso della scala per piantare e sarchiare; gran parte del terreno é esposta alla fresca ombra degli alberi per gran parte della giornata, se non per tutto il giorno; altrove é esposto al sole e le rive del ruscello a sud sono al sole tutto il giorno. Il terreno é pesante: vi é argilla compatta lungo il ruscello, vi é terra di sottobosco in alcune zone e altrove l’argilla é percorsa da crepe. Una pietraia non sembra somigliare a un suolo a cui si possa affidare un giardino di successo. In poche yarde ( pochi metri) io passo rapidamente da un terreno abbastanza acido da favorire la fioritura dei rododendri a sponde così ricche di calce che la Clematis vitalba vi fiorisce spontaneamente.

Il suolo, la sua varia natura e gli alberi esistenti mi convinsero che il giardino non poteva essere trattato con sicure e provate tecniche; altre strade dovevano essere percorse e la via mi fu suggerita dalle piante che crescono nei boschi vicini. A molti giardinieri, specialmente a quelli che hanno una innata preferenza per la disciplina e l'ordine visibili, la vegetazione naturale e spontanea può sembrare una mischia confusa e caotica.

I fiori spontanei non crescono per caso, ma si combinano in comunità strutturate e ordinate nelle quali ciascuna pianta ha il suo posto e dal rapporto di reciprocità con le altre ricava il supporto e la protezione necessari alla propria sopravvivenza.

Queste comunità variano in rapporto alle condizioni ambientali, ma sono altamente prevedibili: le piante adatte per l'ombra si trovano nei boschi, quelle che amano il sole si trovano nei prati. Le comunità sono permanenti, stabili e hanno lunga vita. Chi può non ricordare i luoghi, familiari dell'infanzia, dove decine di Campanule tardive, prati addolciti dalla Regina dei Prati e macchie di Erica possono ancora essere trovati a crescere come e dove furono visti la prima volta?

"Ordinate", "Prevedibili", "Permanenti" e "Stabili" sono parole dal suono rassicurante, che l'apparente caos di una natura non dominata potrebbe non richiamare, e rappresentano qualità che nessun giardiniere potrebbe considerare come promettenti. Se la vegetazione naturale sembra caotica é perché ad essa viene meno la logica visiva e l'evidenza progettuale che un designer introduce in un giardino. Cosa a cui possiamo provvedere.

Il modello da prendere in considerazione risiedeva nella campagna oltre la siepe. Per me il problema era quello di ritrovare i metodi atti a creare simili comunità autosostenentisi nel mio giardino. Se avessi potuto acquisire ciò, le piante avrebbero svolto da sole molto del pesante lavoro che noi abbiamo svolto, credendolo una componente inevitabile della cura del giardino. Il perseguimento di tale obiettivo condusse alla scoperta che,

intenzionalmente o per difetto, molte pratiche tradizionali di giardinaggio impediscono attivamente alle piante di svilupparsi in comunità autosostenentisi. Lo sterro (aratura) devasta le strutture naturali e i processi attraverso i quali i nutrimenti, l'acqua e le altre risorse sono conservate in forme disponibili nel suolo. La zappatura estiva e l'arieggiamento invernale impediscono alle piante di mescolarsi tra loro, e di conseguenza preparano letti adatti all'ingresso alle malerbe. Inoltre, anche il più contrastato insetto nocivo può trovare la sua strada tra un germoglio tenero e un altro quando le piante sono posate in file o raggruppate insieme, e la tentazione di usare veleni chimici alla comparsa di un afide o di una lumaca distrugge i delicati equilibri che da soli limitano la diffusione degli insetti nocivi e il danno che essi causano, quando siano mantenute le condizioni naturali. Lo spaziare, l'alimentare, l'innaffiare e le altre attività eliminano la competizione tra le piante e favoriscono lo sviluppo individuale a spese del vivere comune.

COSTRUIRE LE COMUNITA'

Un giardino pensato in modo tale che le piante crescano spontaneamente ha lo scopo interamente differente di consentire alle piante di vivere insieme in comunità, e le comunità ottengono successo se nessun individuo ne mette in discussione l'equilibrio, diventando dominante al punto da condizionare la crescita dei vicini. Questo scopo si raggiunge mediante la competizione. Competizione per le risorse come la luce, le sostanze nutritive e l'acqua, anatema per i più tradizionali giardinieri che fanno di tutto per escluderla dall'equazione del giardinaggio, benché sia il meccanismo di equilibrio dal quale dipende il successo della comunità. Il successo risiede nella crescita, nel raggruppamento e nella gestione delle piante in modi che molti giardinieri troverebbero strani, e qualcuno

veramente sbagliati.

Le piante in natura sono disposte in modo tale che possono competere le une con le altre, non più in file o in gruppi di una sola specie: esse crescono spalla a spalla, con ordine spontaneo, naturale, benché qualcuno possa considerare ciò un miscuglio di diverse specie. Gli effetti della competizione sono incrementati dalla creazione di strati di piante, le une sopra le altre, seguendo il modello di un bosco ove gli alberi, i cespugli, le perenni e i bulbi formano degli strati. In una scala ridotta i gambi di Polygonatum possono crescere sopra a un basso strato di Dicentra, mentre la strisciante Lysimachia nummularia si sviluppa sotto di loro.

Il tempo e le stagioni fanno la loro parte. Gli alberi sono spogli durante l'inverno quando gli Ellebori, le Pulmonarie e altre piante che dimorano nel sottobosco ottengono una maggior quantità di luce. I cespugli possono crescere per parecchi anni fino a che la loro ombra diventa oppressiva per le piante sottostanti, quando il taglio del bosco porterà alla rinascita dei bulbi, delle perenni o delle altre piante soppresse in precedenza.

Piantumare in questo modo, usando miscugli e strati di piante per sostenere e complementare i vicini, é stato indicato con il nome di "piantagione a matrice". Lo scopo é quello di costruire una matrice di radici, steli, foglie e fiori, come fondamento di comunità autosostenentisi, che procura protezione ai suoi membri e resiste alla invasione di intrusi, chiamati dai giardinieri malerbe.

Dal dizionario "matrice", in questo senso, può essere definita come un ambiente naturale in cui le piante traggono la loro origine, prendono forma e sono comprese. Siccome il modo in cui le piante crescono naturalmente fornisce il modello sul quale si basa la piantagione e matrice, potrebbe essere sostenuto che questo é un metodo di fare giardini con piante indigene in situazioni seminaturali, che sarebbero inadatte per un assetto più ordinato dei giardini. Possiamo dire che ciò non é completamente vero: fatte poche eccezioni, le piante da giardino ereditano i geni attraverso i quali i loro antenati selvatici vissero in armonia tra di loro e, come conseguenza, la piantagione a matrice può essere applicata a quasi tutti i giardini.

UNA FRESCA VEDUTA

I risultati non saranno eguali a quelli che ci sono familiari nei più regolati e selezionati stili di composizione dei giardini, per via dei modelli impiegati per la piantumazione. Se si ha una precisa idea di come un giardino dovrebbe apparire, ciò potrebbe infastidire. Potrebbe invece essere necessaria una differente percezione per apprezzare quello che stai vedendo, così come coloro che sono abituati a stili formali e accademici stentano a comprendere le fatiche degli Impressionisti.

La sopravvivenza dei fiori spontanei non dipende da coltivazioni meccaniche, e la piantagione "a matrice" liquida come ridondanti l'uso delle zappe, dei rastrelli, delle forche e di altri attrezzi costruiti per "disturbare" il terreno tra un albero e un altro. La vanga può essere usata solo come attrezzo per piantumare, ma non per lo sterro.

L'uso dei fertilizzanti prima e dopo la piantumazione e l'uso dei pesticidi per controllare le malattie e le infestazioni

devono essere controllati, ridotti. Gli agenti attraverso i quali si esercita il controllo sono le piante stesse, e i

giardinieri scambiano la dipendenza dal lavoro manuale pesante e la fiducia nei metodi chimici, che favoriscono la

crescita delle piante e il controllo degli insetti nocivi, con attività che domandano minor sforzo fisico e maggior comprensione dei rapporti tra le piante e le condizioni ambientali in cui crescono.

Non ne consegue necessariamente che si spenderà minor tempo in giardino. La piantagione a matrice può essere usata come una tecnica di basso mantenimento se poche specie di piante sono lasciate crescere in modo da divenire così dominanti che quasi nessun altra può crescere con loro, e i risultati però possono non essere interessanti.

Rimuovere le piante con criteri selettivi, contenerle con potature e occasionalmente rimpiazzare le perdute, può essere un metodo positivo per mantenere una competizione equilibrata tra una più larga varietà di piante.

Molte persone gioiscono curando il giardino e non hanno alcuna particolare intenzione di ridurre il tempo che gli dedicano, ma le pratiche di coltivazione del giardino che dipendono meno dal lavoro fisico e bandiscono largamente l'uso di fertilizzanti artificiali e pesticidi, sono comunque decisamente interessanti.

ALL' OMBRA

Molta parte del mio giardino é all'ombra degli alberi per qualche ora al giorno. Gli alberi e l'ombra figurano in molte liste dei problemi dei giardinieri. Tuttavia le foreste di alberi rappresentano la naturale vegetazione d'equilibrio finale in molti luoghi dove i giardinieri sono più attivi. Anche una breve passeggiata attraverso il bosco mostrerà che piante di dimensioni ridotte non hanno difficoltà a crescere in compagnia degli alberi, purchè siano usate appropriate specie e sia adeguata la gestione.

La flora dei boschi di tutto il mondo offre una enorme varietà di piante adatte ad impianti all'ombra nei nostri giardini. Quindi non è un problema trovare le piante giuste, e una appropriata gestione del giardino di solito implica poco di più che un buon apporto di humus, necessario per aiutare la crescita delle piante sotto gli alberi.

Per il primo anno o forse per i primi due possono essere usati i fertilizzanti, preferibilmente a lento rilascio ed organici, fino a che le piante sono attecchite e hanno ripreso i cicli di assorbimento e rilascio che conservano l'acqua e reintegrano le sostanze del suolo. Paradossalmente ambienti soleggiati producono una maggior quantità di problemi, soprattutto perché i prati e le distese di graminacee sono l'equivalente naturale di questi impianti nei giardini e le graminacee sono dominanti in queste situazioni. Le perenni e i cespugli nelle zone soleggiate sono aperti alle invasioni delle graminacee, anche se le piante sono molto vicine le une alle altre, e ciò accade più o meno sempre. In un'epoca in cui i modi di fare giardino finalmente riconoscono l'importanza delle graminacee, ciò non sembra suscitare molto interesse. Sfortunatamente 1'invasione delle graminacee é spesso intrusiva, specialmente la gramigna e altre specie rizomatose, e si compone in tessiture di gramigna e piante a foglie larghe.

L'uso delle graminacee come piante da risalto e la loro piantumazione in gruppi o in altre composizioni da definire (mettendo in evidenza la loro forma e la loro composizione con le piante a foglia larga), può creare effetti molto gradevoli. Poche persone sopportano l'emergere delle gramigne dalla macchia di perenni, e il loro protendere casuale dai cespugli, a meno che queste stesse non stiano cercando di creare un prato fiorito.

Come ogni stile di composizione dei giardini, la piantagione a matrice è gradita a qualcuno, ma non a tutti.

Se ti dedichi al giardinaggio come fosse un lavoro di casa, non troverai questa come una alternativa accattivante. Se invece preferirai stili più rilassanti, dove il caso gioca la sua parte, se non misuri il successo del tuo modo di curare il giardino con l'irregimentazione delle piante, se ti accontenti di un giardino dove una pietra tra le rose passa inosservata, allora troverai che la piantagione a matrice ha molto da offrirti.

Peter Thompson é capo del Dipartimento di Fisiologia ai Reali Giardini Botanici di Kew. E’ autore del testo "The self-sustaining Garden", BT Batsford 1997, £ 17.99.

Traduzione: Franca Taddia

Consulenza Tecnico-scientifica: Francesco Spinolo

 

Dalla prestigiosa rivista "The garden", mensile della Royal Horticultural Society - Gennaio 1999

I Soci della RHS nel mondo sono ben 260.000. Aderire alla RHS è possibile anche dall’Italia. Molto interessante ed efficiente è il servizio di consegna semi di piante particolari, che viene effettuato a beneficio dei soci una volta all’anno. La quota di iscrizione è di £ (sterline) 27, più £ 7 al primo anno.

Per informazioni il recapito è: The Royal Horticultural Society, 80 Vincent Square, London, SW1P2PE, tel. 0171-8213000.

E’ anche possibile consultare il sito WEB della RHS: www.rhs.org.uk

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