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Il ruolo dell’agricoltura nella tutela dell’ambiente: i concimi chimici ed organici

I possibili inquinamenti dovuti all’impiego dei concimi riguardano soprattutto le acque, sia profonde che superficiali. I danni maggiori si hanno con perdite dal terreno di azoto (contrassegnato con la lettera N) allo stato nitrico (da nitrati) nel caso di concimazioni eccessive o irrazionali. Le perdite di fosforo (P) sono invece molto limitate, trattandosi di elemento pochissimo solubile. Trascurabili gli inquinamenti per perdite di potassio (K) e di altri elementi minerali contenuti nei concimi chimici in genere.

Concimi, antiparassitari, diserbanti: sono prodotti costantemente sotto accusa, imputati di causare inquinamenti a tutti i livelli. Ma non si può e non si deve fare di ogni erba un fascio: per rendersi conto dei reali pericoli di inquinamento occorre conoscere anzitutto la composizione e le caratteristiche dei prodotti impiegati in agricoltura per poterli poi utilizzare in modo corretto e razionale. E’ quanto cercheremo di spiegare in una serie di articoli che riporteranno i dati tecnici e le indicazioni pratiche essenziali per bene operare; alla fine pubblicheremo un esempio figurato nel quale gran parte dei lettori potranno ravvisare il loro caso particolare e quindi regolarsi di conseguenza.

I fertilizzanti (concimi), a differenza degli antiparassitari, non sono di per sé dei "veleni" e, di conseguenza, il loro impatto sull’ambiente è di tipo indiretto, legato non solo alle caratteristiche del fertilizzante ma soprattutto alle modalità di impiego e alle trasformazioni che subisce dopo la distribuzione. La fertilizzazione è indispensabile per una corretta gestione dell’azienda agricola, anche solo amatoriale; ma un impiego scorretto dei concimi – sia chimici che organici, come il letame – può provocare gravi danni all’ambiente, soprattutto per quanto riguarda l’azoto e, in misura molto minore, il fosforo. Gli altri elementi, come il potassio, il magnesio, il calcio e il ferro, non presentano particolari problemi ambientali.

FATE MOLTA ATTENZIONE QUANDO UTILIZZATE CONCIMI AZOTATI

Quando si distribuiscono dei fertilizzanti al terreno, si distribuisce dell’azoto sotto diverse forme: organico (liquame, letame e concimi organici ed organico-minerali), ureico (urea ed alcuni concimi composti), ammoniacale (solfato ammonico, nitrato ammonico ed alcuni concimi composti) o nitrico (nitrato di calcio, nitrato ammonico ed alcuni concimi composti).

L’azoto organico si trasforma, più o meno lentamente, in azoto ammoniacale e quindi nitrico. Lo stesso avviene per l’azoto ureico, ma con maggiore velocità; e, ancor più rapidamente, per l’azoto ammoniacale. Dato che queste trasformazioni dipendono dall’attività biologica dei microrganismi del terreno, la loro velocità dipende molto dalle condizioni ambientali ed è massima in presenza di temperature elevate e buona umidità del suolo. In generale le trasformazioni sono molto veloci in primavera e nella tarda estate, mentre rallentano in inverno e durante i periodi di siccità, in assenza di irrigazione.

Alla fine di queste attività biologiche si ha sempre la formazione di azoto nitrico che è assorbito da tutte le piante e, se in eccesso rispetto alle esigenze di queste, viene trascinato dalle acque di pioggia e di irrigazione che attraversano il terreno, con il meccanismo definito "lisciviazione".

Questo azoto nitrico (contenuto nei nitrati) trascinato dall’acqua può provocare due gravi forme di inquinamento.

Innanzi tutto l’acqua che percola in profondità può raggiungere le falde acquifere che alimentano i pozzi e le sorgenti da cui sono tratte le acque potabili, arricchendole di nitrati. Questi ultimi, in certe condizioni, sono pericolosi per la salute umana e pertanto la loro presenza nelle acque le può rendere non potabili.

Se invece le acque che trascinano i nitrati del terreno vanno nei corsi d’acqua superficiali (fossi, canali, fiumi), possono provocare un altro tipo di danno all’ambiente, sia negli stessi corsi d’acqua, che, soprattutto, nei laghi, nelle lagune e nel mare, dove essi sfociano. Infatti l’azoto nitrico è assorbito dalle alghe, che si sviluppano molto rapidamente in presenza di nitrati. L’eccessivo sviluppo di alghe, sia microscopiche che di grandi dimensioni, diminuisce la trasparenza dell’acqua, rende difficile la vita per gli altri vegetali e per gli animali negli strati più profondi e crea quindi una complessiva grave alterazione dell’equilibrio ecologico delle acque. Questo fenomeno è definito genericamente "eutrofizzazione" – parola che deriva dal greco e che significa "buon nutrimento" – ed indica proprio una situazione in cui sono presenti troppi elementi nutritivi per le alghe. L’eutrofizzazione può assumere diverse caratteristiche, ma è comunque un fenomeno negativo per l’ambiente.

L’azoto lisciviato da un ettaro (10.000 m2) di terreno varia tra 1 e 100 kg all’anno in funzione sia delle caratteristiche del terreno (i suoli sabbiosi e quelli poveri di sostanza organica perdono più azoto) che dell’andamento delle piogge, che se intense e ripetute portano via più nitrati, soprattutto se cadono nei periodi immediatamente successivi alle concimazioni o quando il terreno è privo di copertura vegetale.

Sono inoltre molto importanti le modalità di gestione del terreno (vedi riquadro in alto di questa pagina).

Le quantità di concimi distribuiti, se contenute nei limiti ottimali per le diverse colture, influiscono invece poco sulle perdite di azoto. Infatti anche una coltivazione non concimata perde azoto (e ne perde di più di un terreno allo stato naturale), anche solo per effetto delle lavorazioni, che favoriscono il movimento dell’acqua. Inoltre l’eliminazione delle "malerbe" e la presenza di periodi senza colture riduce gli assorbimenti di azoto da parte delle piante, rendendo l’elemento più disponibile per le perdite. Una coltura concimata con equilibrio può addirittura perdere meno azoto di una non concimata, perché si ha un maggiore sviluppo delle piante e in particolare delle radici, che assorbono l’elemento, sottraendolo al pericolo di perdite. Una concimazione eccessiva, superiore alle capacità di assimilazione da parte delle piante, si traduce invece inevitabilmente in un aumento delle perdite di azoto.

Anche il tipo di fertilizzante impiegato ha un effetto sulle perdite, soprattutto se si hanno piogge subito dopo la distribuzione. I concimi nitrici (nitrati), infatti, perdono più facilmente l’azoto, mentre quelli ammoniacali, ureici o organici perdono solo la parte dell’elemento che si è già trasformata in nitrati. Dato che questa trasformazione richiede sempre un certo tempo, e che nel frattempo le piante assorbono parte dei nitrati, le quantità disponibili per la lisciviazione sono più ridotte a seguito di piogge e di irrigazioni.

In linea di massima si può individuare una graduatoria tra i fertilizzanti: il letame è quello che perde meno azoto, seguito – nell’ordine – da pollina, liquame, calciocianamide, urea, solfato ammonico, nitrato ammonico e nitrato di calcio; quest’ultimo è il più soggetto alla lisciviazione a seguito di piogge e di irrigazioni.

Questa graduatoria è solo indicativa, perché può essere rovesciata dalle modalità di concimazione, che sono sicuramente il fattore più importante nel determinare le perdite di azoto, che sono massime quando piove o quando le piante non assorbono azoto. Ad esempio il liquame distribuito in autunno per una coltura che verrà seminata in primavera dà inevitabilmente origine a notevoli perdite dell’elemento durante l’inverno. Altrettanto può dirsi per il letame distribuito prima della semina del grano, che assorbirà poco azoto nei periodi in cui il rilascio da parte del letame è massimo.

Al contrario, distribuendo piccole quantità di nitrato di calcio in molte volte si permette un assorbimento equilibrato dell’azoto da parte delle piante, riducendo le perdite.

IL FOSFORO E' POCO SOLUBILE E VIENE TRATTENUTO DAL TERRENO

Il fosforo – che in natura è abbastanza raro nelle acque – è considerato, a torto, l’elemento fertilizzante più inquinante che possa derivare dai terreni coltivati, dato che esso contribuisce all’eutrofizzazione delle acque superficiali ancor più dell’azoto. Infatti in natura il fosforo è abbastanza raro nelle acque e la sua mancanza limita la crescita delle alghe, mentre una sua buona disponibilità favorisce anche lo sviluppo di alghe in grado di fissare l’azoto dell’aria.

Bisogna però ricordare che il fosforo è pochissimo solubile e viene fortemente trattenuto dai terreni, soprattutto se alcalini (pH superiore a 8), come la maggioranza di quelli italiani. Di conseguenza è quasi impossibile che il fosforo vada ad inquinare le falde profonde e le perdite per lisciviazione sono sempre molto ridotte, dell’ordine di 0,5-2 kg all’ettaro di anidride fosforica (P2O5) all’anno. Queste perdite sono inoltre poco influenzate dal tipo di gestione del terreno, dai fertilizzanti impiegati o dalle modalità della loro distribuzione.

Infatti il fosforo distribuito in eccesso rispetto alle esigenze delle colture rimane nel terreno, trasformandosi spesso in forme insolubili, inutilizzabili per le piante e non soggette a perdite per lisciviazione. Questo non vuole certamente dire che si possono distribuire dosi enormi di fosforo, per motivi non solo ambientali ma anche economici. Delle perdite di fosforo si possono invece avere con distribuzioni eccessive o intempestive di liquami, che contengono l’elemento in forme organiche solubili, poco trattenute dal terreno. Per evitare queste perdite si devono seguire le stesse precauzioni a fianco riportate a proposito dell’azoto.

IL POTASSIO E I MICROELEMENTI NON SONO MAI INQUINANTI

Le perdite nel terreno di potassio e microelementi (quali il magnesio, il ferro e il calcio) sono trascurabili e soprattutto non provocano danni alle acque, anche se presenti in quantità elevate, e non vengono perciò prese in esame. Ciò non vuol dire che si può eccedere con gli apporti di questi elementi.

COME RIDURRE LE PERDITE DI AZOTO

Le concimazioni azotate eccessive o effettuate in momenti o modi inopportuni possono provocare inquinamento delle acque di falda e delle acque superficiali a causa del fenomeno della "lisciviazione" e per l’erosione dei terreni.

Eccovi alcune regole fondamentali per ridurre al minimo le perdite di azoto.

- Distribuite sempre e solo la dose strettamente necessaria per le colture praticate, evitando qualunque spreco di fertilizzante. Nel dubbio bisogna scegliere sempre la dose inferiore: una produzione più bassa è un danno lieve e momentaneo se comparato alla gravità e spesso alla irrimediabilità dell’inquinamento dell’ambiente.

- Non effettuate le fertilizzazioni (concimazioni) con terreno nudo bagnato o quando si prevede una pioggia intensa.

- Non impiegate fertilizzanti organici (ad esempio il letame) sulle colture che si sviluppano durante l’inverno.

- Non distribuite i fertilizzanti organici, e in particolare il liquame, in periodi troppo anticipati rispetto all’impianto o alla semina della coltura.

- Non distribuite i concimi minerali contenenti azoto (in particolare nitrati ed urea) quando le piante non sono ancora presenti o non sono in attività.

- Effettuate le distribuzioni dei concimi minerali (nitrato ammonico, nitrato di calcio, ecc.) in più volte, dando una piccola quantità prima della semina e il resto in più volte, nei momenti di maggior richiesta delle diverse colture.

- Scegliete i fertilizzanti che danno luogo a perdite minori (vedi "Graduatoria dei fertilizzanti" alla pagina precedente), soprattutto per le concimazioni alla semina o al trapianto.

- Mantenete le siepi o almeno delle fasce erbose sul bordo dei campi in maniera che possano imitare le perdite.

Marino Perelli

 

 

I tipi di azoto (N) presenti in natura

In natura l’azoto si presenta sotto diverse forme che, soprattutto nel terreno, si trasformano l’una nell’altra. Ne ricordiamo le cinque principali.

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