PARASSITI FUNGINI

a cura del Dr. Giovanni Vettori ©

MAL DEL COLLETTO OIDIO O MAL BIANCO DELLE PIANTE ORNAMENTALI TICCHIOLATURA DELLE ORNAMENTALI BOLLA DEL PESCO E CORINEO DELLE DRUPACEE CILINDROSPORIOSI DEL CILIEGIO
ANTRACNOSI DEL PLATANO ANTRACNOSI DELL’IPPOCASTANO ANTRACNOSI DELL’OLEANDRO RUGGINI CANCRO DEL CASTAGNO CANCRO DEL CIPRESSO
DISSECCAMENTI RAMEALI DELLA ROSA DISSECCAMENTI DA NECTRIA E MALATTIE DEL LEGNO DISSECCAMENTI DI THUJA ORIENTALIS “PYRAMIDALIS AUREA” DISSECCAMENTI DI SEQUOIADENDRON E CRYPTOMERIA

MAL DEL COLLETTO

(Phytophthora spp., Pythium spp.)

E’ un gruppo di parassiti che risulta dannoso sia a coltivazioni in pieno campo che in vaso. Molte specie vegetali sono sensibili a questo tipo di patologia ma alcune in particolare modo: Chamacyparis, Taxus ed Ericacee in genere. Nell’ambito di queste specie esiste a sua volta una sensibilità varietale.

La malattia si manifesta con un appassimento, seguito da disseccamento, dell’intera pianta o di una porzione di essa. Le radici di piccole dimensioni risultano marcescenti, mentre aree imbrunite sono rilevabili a livello delle radici principali ed in particolare nella zona del colletto. Questi patogeni trovano le condizioni ottimali di sviluppo in presenza di eccessi di umidità e di temperature comprese fra i 24° e i 28° C°: ne deriva che le phytophthore sono particolarmente temibili in estate e, più in generale, dopo periodi molto piovosi.

DIFESA

La prima e più importante forma di lotta contro questi funghi si basa sulla prevenzione degli eccessi idrici che sono da considerarsi, nella maggior parte dei casi, la causa scatenante per l’istaurarsi della patologia.

A tal fine è opportuno:

• coltivare le piante sensibili in terreni o substrati ben drenati;

• nelle coltivazioni in vaso distribuire l’acqua con molta parsimonia e possibilmente con sistemi localizzati;

• in pieno campo effettuare sistemazioni idrauliche in grado di garantire lo scolo delle acque in eccesso in tempi rapidi;

• utilizzare piante sane e varietà poco sensibili a questi funghi.

Per le specie vegetali maggiormente sensibili, oltre a realizzare quanto sopra detto, si può effettuare anche una difesa chimica. Questa ha una validità solo se viene attuata in modo continuo e sistematico; è sconsigliabile intervenire saltuariamente o al manifestarsi dei sintomi. Efficaci contro questi parassiti risultano trattamenti, sotto forma di innaffiature, a base di phosethyl Al, propamocarb, benalaxyl, furalaxyl e metalaxyl. Gli interventi, distanziati di 20-30 giorni, devono essere effettuati da fine inverno (Marzo-Aprile) fino a tutto Agosto.

OIDIO O MAL BIANCO DELLE PIANTE ORNAMENTALI

(F. asc.: Sphaerotheca, Podosphaera, Erysiphe, Microsphaera, Uncinula, Phyllactinia, Leveillula. F. con.: Oiodium)

I funghi appartenenti alla famiglia delle Erysiphaceae sono la causa dell’alterazione, riscontrabile nel periodo estivo su molte piante, comunemente conosciuta con il nome di Mal Bianco, Nebbia, Manna. Fra le più comuni piante soggette ad attacchi di oidio possiamo ricordare: Rosa, Prunus laurocerasus, Quercus, Acer, Lagerstroemia, Evonimus, e Malus.

Questi funghi si sviluppano su tutti gli organi erbacei delle piante: foglie, germogli, rametti erbacei e boccioli fiorali.

Le foglie sono l’organo vegetale su cui più comunemente si può riscontrare la malattia. Sui tessuti infestati dal fungo si forma un rivestimento bianco-cenerino, inizialmente non ben definito, poi sviluppato a costituire una sorta di fitta ragnatela abbastanza evidente. In diverse forme di oidio la lamina fogliare può assumere un aspetto bolloso o andare incontro a raggrinzimenti. Le foglie molto colpite disseccano e cadono anticipatamente per cui forti attacchi di mal bianco possono causare defogliazioni intense. Nel Prunus laurocerasus le aree fogliari interessate dall’infezione tendono a disseccare e a cadere anticipatamente lasciando un foro nella lamina fogliare (oidio perforante).

I rametti erbacei colpiti si ricoprono anch’essi di muffa bianca, al di sotto della quale è facile rinvenire una diffusa e superficiale reticolatura necrotica.

Gli oidii si sviluppano esternamente all’ospite, ancorandosi ad esso per mezzo di appressori. Con delle strutture dette austori penetrano nelle cellule delle piante e ne assorbono il contenuto.

DIFESA

Un’ efficace difesa antioidica deve prevedere trattamenti precoci, a partire dai primi di maggio; questo facilita il successivo contenimento della malattia. Tuttavia in vivaio buoni risultati si ottengono anche iniziando gli interventi alla comparsa delle prime macchie oidiche. Successivamente è necessario ripetere i trattamenti in funzione della sensibilità della specie vegetale e varietale, ogni 15-20 giorni per un massimo di 4-5 trattamenti. Esiste in commercio un’ampia gamma di prodotti efficaci contro gli oidii. Oltre ai classici zolfi, sempre validi specialmente nei trattamenti polverulenti, sono da ricordare i prodotti a base di dinocap, triforine, dodemorf, bupirimate, ditalimfos, pyrazophos, procloraz, triadimefon, bitertanolo, fenarimol, penconazol, esaconazolo ed in generale tutti i prodotti triazolici. E’ opportuno alternare i vari principi attivi.

TICCHIOLATURA DELLE ORNAMENTALI

Meli da fiore e Eriobotrya spp.: Venturia spp.

Rosa: Diplocarpon rosae (Marssonina rosae)

Crataegus oxyacantha, Raphiolepis, Eriobotrya spp. e Cotogno: Diplocarpon maculatum (=Fabrea maculatum) (Entomosporium maculatum)

Le ticchiolature delle ornamentali sono un gruppo piuttosto eterogeneo di malattie fungine. Sono caratterizzate dalla comparsa sulle foglie di macchie di colore bruno, olivaceo, marrone, più o meno rotondeggianti, a volte (Raphiolepis) contornate da leggero alone giallo. Inizialmente le macchie fogliari sono isolate e di limitate dimensioni, successivamente si accrescono e tendono a confluire. Le foglie colpite in modo grave cadono precocemente determinando la defogliazione della pianta.

DIFESA

La lotta alla ticchiolatura delle ornamentali può essere effettuata con trattamenti a base di composti rameici o ditiocarbammati (mancozeb, metiran, ecc...) nel periodo primaverile. Due-tre trattamenti distanziati di 15-20 giorni, effettuati da metà aprile ai primi di giugno, specialmente dopo consistenti piogge, dovrebbero essere in grado di garantire una sufficiente protezione della vegetazione.

Per la Rosa, in particolare su varietà sensibili, ciò può non essere sufficiente, per cui alla comparsa dei primi sintomi, è necessario effettuare una protezione più severa ricorrendo anche all’impiego di triforine, diclofluanide, dodina e prodotti triazolici, trattando ogni 10-15 giorni fino a quando la malattia non si blocca.

BOLLA DEL PESCO (Taphrina deformans) e CORINEO DELLE DRUPACEE (Coryneum beijerinckii)

Queste due alterazione fungine sono tipiche della frutticoltura, ma possono interessare anche il vivaismo ormanentale considerando la diffusione sempre maggiore che hanno in esso le drupacee da fiore.

La TAPHRINA DEFORMANS è una malattia fungina specifica dei peschi (Prunus persica) di cui attacca soprattutto le foglie. Si manifesta in primavera, al risveglio vegetativo: le foglie presentano bollosità evidenti, assumono consistenza carnosa e spessore superiore al normale; successivamente disseccano e cadono.

Il CORYNEUM BEIJERINCKII è in grado di colpire tutte le drupacee. I sintomi si manifestano, nel periodo primaverile, sia su foglie che su rami. Sulle foglie si formano delle tacche rosso-violacee di alcuni millimetri di diametro, circondate da un alone rossastro. Queste aree colpite tendono a distaccarsi lasciando il lembo fogliare bucherellato. Sui rami si formano dei cancri da cui fuoriesce un abbondante essudato gommoso. Le piante colpite dalla malattia si presentano cariche di gomma e deperite.

DIFESA.

Entrambe le affezioni fungine si possono controllare con due trattamenti localizzati uno alla caduta delle foglie (novembre), l’altro prima della ripresa vegetativa (febbraio). Efficaci contro questi patogeni risultano i prodotti a base di rame, tiram e ziram. Nel trattamento autunnale è preferibile utilizzare i prodotti rameici, mentre nel trattamento primaverile dare la preferenza a tiram e ziram.

Su varietà di pesco sensibili alla bolla o con decorso stagionale umido, è utile effettuare anche alcuni interventi nei mesi di Aprile e Maggio, con prodotti a base di ziram o TMTD. Con presenza di vegetazione non usare prodotti rameici su pesco, perchè fitotossici.

CILINDROSPORIOSI DEL CILIEGIO

(Cylindrosporium padi)

Questo fungo è in grado di colpire diverse specie di Prunus e risulta pericoloso su ciliegio (Prunus avium). Colpisce in particolare le foglie, raramente i rami. Le foglie colpite presentano sulla pagina superiore tante piccole macchie rosse, e su quella inferiore aree clorotiche che successivamente assumono anch’esse colore rossastro. Le foglie infette ingialliscono e poi cadono precocemente, per cui in piena estate le piante risultano già spoglie. Lo sviluppo vegetativo della pianta viene depresso.

DIFESA.

E' consigliabile intervenire con dei trattamenti a base di rame, dithianon o benomyl. Il primo intervento è opportuno effettuarlo a metà giugno e farlo seguire da altri 2 trattamenti distanziati di 15-20 giorni l’uno dall’altro.

ANTRACNOSI DEL PLATANO

(Gnomonia platani)

E’ una patologia fungina comunemente presente sul Platanus nel periodo primaverile. I sintomi più caratteristici ed evidenti sono a carico dei giovani germogli e delle foglie. I giovani germogli vanno incontro, fin dalla ripresa vegetativa, ad un rapido avvizzimento seguito da imbrunimento e morte. Sulle foglie si sviluppano dei disseccamenti inizialmente localizzati lungo le nervature, successivamente interessanti buona parte o tutta la lamina fogliare. Altro sintomo tipico è la produzione di rami vicini fra di loro (scopazzi). Nelle primavere umide e piovose la malattia può causare gravi danni compromettendo lo sviluppo delle piante.

Quando le temperature medie si innalzano e superano i 18-20° la malattia tende a regredire, per scomparire in estate.

DIFESA

La lotta si esegue con trattamenti a base di prodotti benzimidazolici (es. benomyl) o procloraz. Il primo trattamento deve essere effettuato alla ripresa vegetativa (apertura gemme) e successivamente ripetuto per altre due volte distanziando i trattamenti di circa 15 giorni.

ANTRACNOSI DELL’IPPOCASTANO

(Guignardia aesculi)

Il sintomo caratteristico di questa patologia fungina interessa le foglie dell’Aesculus. Su di esse si sviluppano in primavera delle macchie decolorate distribuite nelle zone internervali. Con il progredire della stagione queste aree infette disseccano e si ampliano fino a confluire fra loro interessando buona parte del lembo fogliare. Le foglie così colpite tendono a cadere anticipatamente per cui le piante a fine estate si presentano spoglie.

La patologia sopra descritta può essere confusa con il “bruciore parassitario” che si può manifestare in estate a seguito di squilibri idrici e inquinamento atmosferico. A ciò vanno spesso soggette le piante delle alberature cittadine.

DIFESA

Risulta utile la lotta chimica che può essere condotta con trattamenti a base di bitertanolo, propiconazolo, procloraz ed altri triazolici. Una certa efficacia la posseggono anche i prodotti rameici e i ditiocarbammati. I trattamenti devono iniziare alla ripresa vegetativa e, con cadenza di 15-20 giorni, continuare per un massimo di 3-4 interventi.

ANTRACNOSI DELL’OLEANDRO

(Phoma exigua)

Il principale ospite di questo fungo è Nerinum oleander, di cui è in grado di colpire i giovani rami e le foglie. La patologia si manifesta con macchie necrotiche di colore scuro, costituite da una serie di anelli concentrici più o meno evidenti. Sui giovani rami, se la necrosi arriva ad interessare l’intera circonferenza, la parte distale dissecca. La malattia trova le condizioni ottimali di sviluppo nel periodo autunnale, specialmente con andamento climatico umido.

DIFESA.

Per la lotta a questo patogeno si possono effettuare dei trattamenti preventivi, a base di prodotti rameici (efficaci anche contro la rogna), ditiocarbammati (zineb, ziram, mancozeb) o procloraz. A partire da Settembre-Ottobre sono necessari 3-4 interventi distanziati circa 15 giorni l’uno dall’altro. In presenza di forte umidità, specialmente in serra, i trattamenti chimici possono fornire risultati parziali. In queste condizioni sarebbe opportuno ridurre l’umidità ambiente aprendo ed arieggiando la serra.

RUGGINI

(Phragmidium subcorticium, Gymnosporangium spp.,Uromyces geniste-tinctorie, Tranzschelia pruni-spinosae, ed altre)

Le ruggini sono malattie che colpiscono diverse piante ornamentali, provocando, a volte, notevoli danni. Questi patogeni fungini sono caratterizzati dal causare delle alterazioni sui vegetali da cui si ha formazione di polvere rossastra simile a ruggine. Vengono di seguito riportate le più frequenti forme di ruggini.

• Ruggine della Rosa (Phragmidium subcorticium), ruggine del Laburnum anagyroides (Uromyces geniste-tinctorie), ruggine dell’Hypericum (Melaspora Hypericorum) e ruggine del susino (Tranzschelia prini-spinosae): queste ruggini causano sulla pagina inferiore delle foglie delle piccole pustole da cui fuoriescono masserelle polverulente; le foglie colpite cadono anticipatamente, lasciando la pianta defogliata.

• Ruggine del Crataegus oxyacantha (Gymnosporangium spp.): provoca, in particolare sulla varietà Paul’s Scarlet, delle evidenti galle a carico di foglie, rami e frutti con successivo disseccamento di questi.

Inoltre, saltuariamente, si possono riscontrare attacchi di ruggine anche su Salix, Populus ed altre piante fra cui conifere.

In tutti i casi scuotendo gli organi colpiti dal fungo si libera la polvere rossastra tipica di questi patogeni fungini.

DIFESA

Risulta opportuno intervenire alla comparsa dei primi sintomi con prodotti a base di triforine, ossicarbossina, mancozeb e derivati triazolici (esaconazolo, triadimenol, bitertanolo, penconazole, propiconazole, ecc...). In particolare le triforine risultano efficaci nel caso della ruggine della Rosa e del susino, mentre i triazolici, l’ossicarbossina e il mancozeb esplicano una valida protezione su Crataegus, Hypericum e Laburnum anagyroides. I trattamenti devono essere ripetuti a distanza di 15-20, per un massimo di 3-4 interventi.

CANCRO DEL CASTAGNO

(Endothia parasitica)

Il cancro della corteccia è una malattia in grado di provocare ingenti perdite di Castanea. Il patogeno colpisce tutti gli organi legnosi provocandovi delle tacche di color rosso-mattone, depresse e screpolate. Nei casi in cui la necrosi avvolge tutta la circonferenza dell’organo colpito, la parte distale di questo va incontro a rapido disseccamento. Il patogeno penetra nell’ospite da ferite per cui risulta molto pericoloso negli innesti a marza o dopo potature.

DIFESA.

Le piante colpite dal fungo devono essere eliminate e bruciate il più presto possibile. Per prevenire l’infezione si possono effettuare dei trattamenti estivo-autunnali con prodotti a base di sali di rame o benomyl, ma la loro efficacia non sempre è soddisfacente. Negli innesti è consigliabile disinfettare la ferita con degli opportuni mastici cicatrizzanti. Fra questi va ricordato il Cerafix Plus (Enichem), mastice biologico, Brevetto CNR, specifico per innesti di castagno.

CANCRO DEL CIPRESSO

(Seridium cardinale Wag.)

Il cancro del cipresso è una patologia fungina in grado di provocare ingenti perdite su diverse Cupressacee. A questa malattia risulta molto sensibile il Cupressus macrocarpa (in particolare la var. Goldcrest), sensibile il C. sempervirens, poco sensibile C. arizonica, C. lusitanica, Thuja orientalis, Cupressocyparis leylandii e Juniperus communis. La malattia si manifesta con la formazione, lungo il fusto o branche principali, di cancri che emettono abbondante resina; ciò determina il disseccamento della parte soprastante.

Il fungo si sviluppa in particolare nelle stagioni primaverili ed autunnali.

DIFESA

La prima precauzione da prendere è l’allontanamento e distruzione delle piante infette. La lotta chimica può essere validamente realizzata con trattamenti preventivi a base di benomyl o rameici. La frequenza degli interventi dipende dalla sensibilità della specie al cancro. In una specie molto sensibile come il C. macrocarpa sono mediamente necessari 5 trattamenti l’anno distribuiti 3 in Aprile-Maggio-Giugno e 2 in Settembre-Ottobre. In C. sempervirens il numero dei trattamenti si può ridurre a 3-4 sempre localizzati negli stessi periodi per arrivare a 2 interventi nelle altre Cupressacee.

DISSECCAMENTI RAMEALI DELLA ROSA

(Coniothyrium fuckelii ed altri)

Fra i patogeni che causano questa alterazione della Rosa, Coniothyrium fuckelii è quello più virulento e diffuso. La malattia si manifesta su fusto e rami con delle aree necrotiche a bordi rossicci o bruni. Questo disseccamento può progredire fino ad interessare buona parte dell’organo vegetale. Il fungo penetra preferenzialmente da ferite, per cui risultano pericolosi i tagli di innesto e di potatura, le forti grandinate e i freddi intensi.

DIFESA.

Contro questa alterazione risultano efficaci i prodotti a base di ditiocarbammati e benzimidazolici (es. benomyl). E’ opportuno effettuare trattamenti dopo che si sono verificate le condizioni predisponenti l’infezione del fungo: potature, innesti, grandine, gelo. Per un minore impatto ambientale e una maggiore efficacia, nel caso di innesti o potature il trattamento può essere sostituito da spennellatura dei tagli con mastici appropriati o una miscela di Vinavyl+benomyl al 2% di prodotto commerciale.

DISSECCAMENTI DA NECTRIA E MALATTIE DEL LEGNO (CARIE LEGNOSE)

(Nectria ed altri patogeni fungini)

La NECTRIA è un patogeno fungino in grado di svilupparsi a carico dei tessuti legnosi di diverse specie vegetali: Acer, Sophora, Robinia, ecc... I vegetali colpiti vanno incontro ad evidenti disseccamenti rameali in grado di estendersi anche al fusto; altre volte l’alterazione si limita ad interessare solo porzioni di questi organi. Il disseccamento inizia normalmente in corrispondenza di una ferita (es. un taglio di potatura) e da qui progredisce arrivando, nei casi più gravi, ad interessare buona parte della pianta. Sul legno morto si differenziano successivamente delle tipiche ed evidenti pustole color arancio, che rappresentano la forma di propagazione del fungo. Il patogeno colpisce di preferenza piante debilitate penetrando, come via preferenziale, da ferite.

Le CARIE LEGNOSE sono malattie fungine che provocano danni parzialmente simili a quelli sopra descritti; non sono molto diffuse.

DIFESA.

La difesa dalla Nectria la si può realizzare con interventi anticrittogamici con prodotti rameici o benzimidazolici. Il trattamento può risultare utile dopo trapianti e dopo potature, perché i tagli rappresentano una facile via di ingresso per il patogeno fungino.

Tuttavia i migliori risultati nel controllo di questa patologia, si ottengono disinfettando i tagli di potatura con opportuni mastici o con una miscela di Vinavyl+benomyl al 2% di prodotto commerciale. Questa operazione, oltre a prevenire la patologia sopra descritta, ha ottima efficacia anche contro le carie del legno.

DISSECCAMENTI DI THUJA ORIENTALIS PYRAMIDALIS AUREA

(Pestalotiopsis funerea)

La Thuja orientalis “Pyramidalis Aurea” nel periodo invernale può andare incontro a disseccamento dei rami basali. Le piante colpite presentano la corteccia del fusto e delle branche basali secca e di colore rossastro. Tale alterazione può portare a morte l’intera pianta. La sintomatologia descritta è causata da un patogeno fungino che si sviluppa nel periodo autunnale e invernale. La malattia è favorita da abbondanti piogge nei mesi di ottobre e novembre e da condizioni di stress della pianta (es. zollature). L’alterazione, anche se in misura minore, può interessare anche la Thuja orientalis “Compacta Aurea”.

DIFESA

La Thuja orientalis “Pyramidalis Aurea” può essere difesa con trattamenti anticrittogamici a base di prodotti rameici o ditiocarbammati (mancozeb ed altri). Tre interventi distanziati di 15-20 giorni, nei mesi di ottobre-novembre, dovrebbero essere in grado di garantire un’ efficace difesa di queste piante. E’ sconsigliato l’uso di prodotti a base di benomil.

DISSECCAMENTI DI SEQUOIADENDRON GIGANTEUM E CRYPTOMERIA JAPONICA “ELEGANS”

La chioma basale di Sequoiadendron giganteum e Cryptomeria japonica “Elegans” nel periodo di fine agosto-settembre possono evidenziare diffusi disseccamenti. L’alterazione è causata da un patogeno fungino che si sviluppa nel periodo estivo a partire da giugno, ma evidenzia il danno solo a fine estate.

DIFESA

Per proteggere le piante da questa alterazione è necessario effettuare 2-3 interventi anticrittogamici, distanziati di circa 20 giorni, nel periodo fine giugno-fine agosto. I prodotti da utilizzare sono quelli a base di mancozeb, rame e benomyl.

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BATTERIOSI

a cura del Dr. Giovanni Vettori ©
TUMORE BATTERICO BATTERIOSI DELLA MAGNOLIA ROGNA DELL’OLIVO E DELL’OLEANDRO

TUMORE BATTERICO

(Agrobacterium tumefaciens)

Questo batterio determina l’insorgenza di tumori, spesso di notevoli dimensioni, su diversi organi legnosi delle piante, in particolare radici. Il tumore altera profondamente la struttura dei tessuti, per cui quando è di dimensioni rilevanti può portare a morte la pianta. Il batterio è in grado di colpire molte specie vegetali; risulta pericoloso nelle coltivazioni di Rosa, fruttiferi ed Evonimus. Da rilevare che il patogeno si conserva nel terreno per almeno 2 anni e che penetra nella pianta principalmente da ferite.

DIFESA

Il controllo dell’Agrobacterium si basa esclusivamente su interventi preventivi, perché non esistono presidi sanitari, autorizzati in agricoltura, in grado di curare questa alterazione. Efficaci risultano lunghe rotazioni con graminacee o altre monocotiledoni e l’immersione delle radici del materiale da mettere a dimora in poltiglia bordolese al 4-5% per 30 secondi. Nella difesa da questo batterio si può anche ricorrere alla lotta biologica basata sull’impiego dell’Agrotacterium radiobacter K84 antagonista di A. tumefaciens; tuttavia attualmente non esistono formulazioni commerciali di questo antagonista.

BATTERIOSI DELLA MAGNOLIA

(Pseudomonas syringae)

La malattia causata da questo batterio si presenta con delle macchie fogliari a contorno angolare, di colore scuro e contornate da un lieve alone clorotico. L’alterazione si manifesta nel periodo primaverile in particolare sulle giovani foglie. Con il sopraggiungere dei caldi estivi la sintomatologia tende ad attenuarsi ed in certi casi a scomparire. Le aree fogliari colpite tendono a disseccare e cadere. Vanno particolarmente soggette a questo tipo di alterazione le magnolie spoglianti, mentre la Magnolia grandiflora è abbastanza resistente al patogeno.

DIFESA

Il batterio si perpetua da un’anno all’altro nelle gemme e nelle cicatrici fogliari. Per controllare l’alterazione si consigliano trattamenti a base di prodotti rameici alla caduta delle foglie e alla ripresa vegetativa. E’ da ricordare che il rame può causare fitotossicità sulla nuova vegetazione delle magnolie in primavera, per cui è necessario usare dosi ridotte.

ROGNA DELL’OLIVO E DELL’OLEANDRO

(Pseudomonas savastanoi)

Questo parassita batterico provoca danni principalmente sui rami dell’Olea europea e del Nerinum oleander. Su questi organi produce delle escrescenze di dimensioni variabili, di forma sferoidale, di consistenza legnosa e superficie rugosa. Questi tubercoli, anche se successivamente vanno incontro a disfacimento, determinano un deperimento della pianta e un suo deprezzamento commerciale.

Il patogeno è in grado di penetrare nella pianta solo da ferite sia naturali (freddo, grandine, ecc...) che provocate dall’uomo (potatura, ed altro).

DIFESA.

Il controllo di questo batterio può essere realizzato con l’uso di prodotti rameici. Queste sostanze (poltiglia bordolese, ossicloruri di rame, ed ossiduli di rame), hanno proprietà batteriostatiche per cui riescono a prevenire le infezioni batteriche.

Irrorazioni con prodotti rameici, specialmente subito dopo freddi intensi e grandinate, possono garantire una buona difesa dalla rogna.


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